Privacy Policy

ABBREVIAZIONI: Cinzia Paletti, Santa Maria alla Querce: Storia e Leggenda di un Santuario, Fucecchio 2013= Paletti

L'intitolazione a Maria di gran parte delle pievi e delle cattedrali, dimostra quanto remote e diffuse siano le radici del culto mariano in Toscana e la sovrapposizione dell'intitolazione mariana a titoli più antichi e la nascita di santuari dedicati a Maria nel corso di tutto il medioevo, ne dimostra il costante incremento. E' lontana dunque nel tempo, l'abitudine del popolo cristiano di riunirsi sotto il manto della Vergine al cui patrocinio legava le tappe fondamentali della propria vita: dal battesimo all'ultimo commiato, prima d'incamminarsi verso la dimora eterna su cui campeggiava sovrano il nome della regina celeste.

Nel XII secolo, dominio incontrastato della cultura monastica, Bernardo di Chiaravalle avrebbe contribuito e con lui il suo Ordine, i Cistercensi, a diffondere i tratti dolci e misericordiosi della Vergine, madre del piccolo Gesù, aprendo la strada ad un ampia e diffusa riflessione mistica che ha lasciato tracce ben visibili nell'abbondante patrimonio iconografico basso medioevale. Baluardo del culto cristiano, in alternativa alle credenze catare, fra Due e Trecento la devozione mariana si era uniformemente diffusa nelle aree extra-urbane, grazie anche all'opera pastorale degli Ordini Mendicanti.

Alla Formazione di un tale clima religioso contribuì anche la diffusione, ad opera dei frati Domenicani, di una nuova pratica devozionale, la recita del Rosario, sorta alla fine del medioevo. Anche il Quattrocento fu caratterizzato da un'alta venerazione tributata alla Vergine. Il concilio di Basilea ( 1439 ) sancì per la prima volta il culto dell'Immacolata Concezione ( Si noti bene: il culto, non il dogma, il quale fu promulgato da Pio IX l'8 dicembre del 1854 ) e l'introduzione dell'omonima festa nel 1476, senza dimenticare la fioritura davvero importante di chiese, santuari e oratori e cappelle dedicati a Maria, in tutta la penisola e, in particolar modo, in Toscana.

La diffusione di nuove chiese in onore alla Madonna, se da un lato diventa una forma di omogeneizzazione culturale-religiosa ( si sostituisce il culto prettamente municipale del singolo santo, con il culto universalistico di Maria Vergine ), dall'altro era un modo per "regolarizzare" ed "organizzare" la devozione, impedendo così al popolo di oltrepassare quella linea sottile che separa la fede dalla superstizione e dalla magia. Un esempio, ci è dato nel Quattrocento, da San Bernardino da Siena, che fece distruggere ad Arezzo la Fons Tecta , sorgente miracolosa, meta di molti pellegrini per le note proprietà taumaturgiche della sua acqua, perché nelle vicinanze della grotta si facevano "opere diaboliche", pratiche idolatriche, culto di false divinità ed elargizione di offerte per la guarigione dei malati.

Dopo il 1428 la Fons Tecta venne sostituita da un oratorio. La devozione per l'immagine dipinta da Parri Spinello da Arezzo, raffigurante la Vergine che raccoglie sotto il suo manto il popolo aretino, presto acclamata Santa Maria delle Grazie, motivò la costruzione del tempio, a cura dello stesso comune di Arezzo, con la deliberazione del 15 luglio 1449.

La fondazione di nuovi santuari mariani è un fatto generale toscano o,  più in generale,  italiano. Fra il '500 e '600 in Toscana, le campagne, i borghi, le città sono teatro di eventi miracolosi, dove Maria è il tramite di irruzioni del divino nella quotidianità. E' in questo quadro che viene esaltato il ruolo taumaturgico della Vergine, "Advocata" degli uomini presso Dio e loro protettrice contro il male tanto spirituale quanto corporale. Da qui l'associazione della figura di Maria all'acqua che nella liturgia cristiana è segno di rigenerazione e di purificazione e che, talvolta, in certe fonti ha vere e proprie capacità terapeutiche.

La presenza di un tabernacolo miracoloso è all'origine della costruzione di molti santuari. Questi tabernacoli si trovano sempre in aperta campagna, più o meno prossimi a grossi borghi o città, o lungo strade di notevole importanza. Nel primo caso la costruzione della chiesa avviene in aree di espansione esterne distanziate dalle mura oppure, come nel caso di Monsummano, in una zona da poco sottratta alle acque e quindi da ripopolare.

In un primo momento, sull'onda della devozione popolare, veniva allestita una modesta costruzione. Poi, clero e popolo rivolgevano istanza al vescovo e alle autorità dello Stato ( nella Toscana moderna al Granduca ), per l'edificazione di una chiesa di ben più ampie dimensioni. A tale scopo veniva di solito costituito un ente che sopraintendesse ai lavori di costruzione ed amministrasse le offerte dei fedeli: in Toscana tali enti erano detti "opere" ed agivano sotto il controllo del Magistero dei Nove Conservatori del Domino, direttamente dipendente dal Granduca.

Quando invece il culto della Vergine era esercitato in una piccola chiesa situata in un luogo solitario, non era raro che presso di essa si stabilisse un "eremita" che tramite la "cerca" ne assicurava il mantenimento e l'officiatura.

Di questi aspetti propri della devozione mariana si trova esempio nell'origine e nel successivo sviluppo del culto della Madonna della Quercia nella Selva di Serrezzara ( attuale Querce ) nelle Cerbaie di Fucecchio.

Tratto dalla tesi di Cinzia Paletti, Santa Maria alla Querce nelle Cerbaie di Fucecchio, San Miniato 2012.

Fonte documentaria: Anna Benvenuti, Il Popolo di Dio e le sue Paure, Firenze 2003, pp. 13-28.

La leggenda di Querce ci parla di un'apparizione della Madonna

Nella seconda metà del 1500 si sviluppò nelle Cerbaie di Fucecchio un grandissimo incendio che devastò i boschi dalla via Valdinievole fino in Cavallaia. La chiesa di San Nazario era tenuta da una persona gradita al pievano di Fucecchio, la quale persona accudiva alla chiesa, amministrava le elemosine ed andava lui stesso con altri aiutanti a fare le "cerche". Questo incaricato si chiamò romito ed abitava in una casa fatta a torre, come dice nel suo diario il Canonico Taviani. Sviluppatosi questo grande incendio, secondo quanto racconta lo storico Repetti, la gente pensò subito che il romito fosse morto tra le fiamme.

Andarono a vedere e lo trovarono sano e salvo mentre l'incendio si era arrestato davanti a lui. Raccontò che gli era apparsa la Madonna su di una quercia e gli aveva detto che l'incendio si sarebbe fermato dove era sgorgata l'acqua. Come tutti sanno, la fonte con l'acqua esiste anche oggi. La sorgente non è mai seccata nemmeno negli anni di grande siccità [... ] Il Repetti dice che il romito del tempo fosse il beato Gino da Lucca. La nostra Diocesi prima della riforma liturgica aveva tale beato nella ufficiatura diocesana. Fu durante questo tempo che ebbe inizio la devozione alla Madonna.

Paletti, pp. 19-20 

Si sarà notata l'attribuzione al Repetti di affermazioni che assolutamente non compaiono nel suo dizionario, come non compare un beato Gino fra i santi della Diocesi, i cui testi liturgici dovevano essere ben noti al Magozzi, al quale, quindi, è difficile attribuire un tale errore [ ... ] A questo punto ci è d'aiuto un testo pubblicato nel libretto del Magozzi, ma che lui non conosceva, come del resto non lo conoscevano gli altri studiosi [ ... ] Si tratta della Relazione della Miracolosissima Immagine della Madonna della Quercia nelle Cerbaie di Fucecchio [ ... ]

In questo non meno santo che remoto e solitario luogo, andò ad habitare un semplice Eremita, chiamato il P. F. Antonio da Lucca, il quale aiutato dalle elemosine di poveri convicini fece un angusto Oratorio, nel quale fece dipingere al naturale la miracolosissima Madonna della Quercia di Viterbo [ ... ]

Quando il Padre Eremita suddetto cominciò ad habitare quella Selva, gli occorse più volte di tornare di notte alla sua cella, e nell'arrivare alla boscaglia gli pareva vedere un fuoco grandissimo, che ardesse l'Oratorio e la sua cella, e quanto più si andava avvicinando, minore gli pareva l'incendio, e non pure si sentiva intimorire ò travagliare da così orribile vista di fuoco che gli pareva acquistare ardire e confidenza, e arrivato all'Oratorio, con sua infinita meraviglia, non vi trovava alcun vestigio che vi fosse stato fuoco. Queste boscaglie, da che seccarono le paludi che le circondavano, restarono aridissime, mancanti affatto di acqua salubre per bere. Essendo fatto l'Oratorio, nel voler erigere l'Altare alla Madonna, nel cavare li fondamenti, cominciarono a sorgere alcune scintille di acqua, le quali si adunavano insieme, e purificate si trovò essere acqua perfettissima " [ ... ]

Paletti, pp. 20-21

[ ... ] " Ma in questa sede è parso inopportuno, visto il tema estremamente complesso e per troppi aspetti sfuggente, addentrarsi in una simile ricerca. Più modestamente possiamo limitarci a sottolineare  che non è  necessaria un'apparizione per giustificare lo sviluppo e il radicamento di un culto mariano: che il volto della  Madonna sia apparso o che qualcuno, come ci narrano le cronache,  lo abbia fatto dipingere, collocandolo in un piccolo tabernacolo, non cambia la sostanza dei fatti. Qui si è comunque verificato qualcosa di starordinario: l'inizio di un culto che non si è mai interrotto e che ha alimentato la fede per generazioni fino ad oggi " [ ... ] .

Paletti, p. 64